
La caratteristica uniforme delle “Guide” indossata dalla costituzione della specialità avvenuta nel 1859 fino alla riforma voluta dal Ministro della Guerra RICOTTI del 1870 si differenzia dagli altri reparti di Cavalleria per il colore di tonalità grigio azzurro della giacca e dei pantaloni di foggia e taglio tipicamente piemontese.
La giubba corta, abbottonata centralmente sulla parte frontale portava sette alamari orizzontali, vincolati a due file di bottoni, posti ai lati della giacca in corrispondenza col bottone centrale. Il colore degli alamari era bianco per la truppa e argentato per gli Ufficiali. Prevedeva inoltre una filettatura a ricamo sulla parte posteriore, in corrispondenza del taglio sartoriale. Tale filettatura iniziava con un ricamo a fiore nella parte superiore, in corrispondenza della spalla destra e sinistra e terminava con uguale ricamo sulla parte inferiore della giacca. Il pantalone era lungo e munito di sottopiede con doppie bande laterali di colore bianco.
L’uniforme prevedeva come copricapo, un colbacco di pelo di orso, munito di una trecciola frontale che scorreva sulla parte inferiore e laterale, di colore bianco per la truppa e argentato per gli Ufficiali, un pennacchio di colore rosso per truppa ed Ufficiali mentre il Comandante di reggimento portava un pennacchio di colore bianco. Il supporto era di metallo argentato e sormontava una coccarda tricolore,
il tutto posto nella parte superiore centrale del copricapo. Per assicurare il colbacco al capo vi era un sottogola in cuoio nero. Per un breve periodo venne utilizzata una fiamma in tessuto di panno del colore dell’uniforme, cadente sul lato destro del colbacco. Come copricapo per il resto dei reggimenti di Cavalleria per quel periodo, era previsto il Kepì per lancieri e cavalleggeri e l’elmo per i primi quattro reggimenti di linea (Nizza, Piemonte Reale, Savoia e Genova).
La caratteristica tonalità dell’uniforme e del vistoso colbacco non erano le sole a differenziare in modo unico le Guide. Oltre al vistoso colore, vi era la particolarità della borsa-custodia in cuoio (sabre tache) utilizzata per introdurre dispacci e missive. Essa era rivestita del panno medesimo dell’uniforme. Sulla borsa era rappresentata una grossa croce sormontata da una corona ricamata in filo bianco per la truppa, in filo argentato per gli Ufficiali. Tutto era bordato con i medesimi tipi di filo.
Per la truppa, tutta la passamaneria, i sette alamari sul petto, posti in corrispondenza dei bottoni, le doppie bande ai pantaloni, la corda foraggera, il cinturino in cuoio, le cinghie a pendaglio per la sabre tache, la bandoliera in cuoio di bufalo, le spalline in trecciuola, erano tutti di colore bianco. Per gli Ufficiali, invece tutto in filo argentato, mentre la bandoliera era come quella utilizzata da tutti gli Ufficiali dell’arma di Cavalleria, ossia portava un cofanetto in metallo per munizioni, ricoperto di pelle nera, con l’emblema reggimentale e la tracolla foderata in filo d’argento, che sulla parte anteriore riportava uno scudo in metallo con le cifre reali, e due frecce nella parte superiore vincolate ad una catenella di circa 12 cm che si inserivano negli artigli di un’aquila ad ali spiegate.
Per tutti la calzatura a stivaletto detto “Polacchino” di colore nero comprendeva gli speroni in ferro lucidato per la truppa e cromato o spesso argentato per gli Ufficiali. Gli stivaletti erano sormontati dai pantaloni muniti di sottopiede in cuoio.
STORIA DEL REGGIMENTO
Il 7 aprile 1859 venne costituito uno Squadrone di Guide a cavallo composto da 7 ufficiali e 150 uomini, prelevati dagli Squadroni dei vari Reggimenti a cavallo già esistenti e con al comando il capitano Ercole Rizzardi, col compito di assicurare il servizio di staffette tra i quartieri generali e le divisioni. Oltre all’armamento, sciabola e pistola, le Guide erano equipaggiate quindi di sabretache, una caratteristica borsa portacarte in cui riporre i documenti da recapitare, soprannominata scherzosamente “marmotta”. Il 23 febbraio 1860 si costituì il Reggimento Guide, che poi passerà alla specialità Cavalleggeri e che, unica tra tutte le unità di cavalleria, non assunse una denominazione inerente ad una città o ad una provincia del Regno, bensì un appellativo connesso con la propria particolare funzione.
Con la costituzione del Regno d’Italia il reggimento “Guide” entrò a far parte del Regio Esercito, prendendo parte tra il 1864 e il 1866 alla lotta al brigantaggio in Campania e nella Capitanata. Nel 1866, nel corso della III guerra d’indipendenza, il reggimento venne inquadrato nel I Corpo d’Armata dell’Armata del Mincio prendendo parte alla battaglia di Custoza. Tra le località degli scontri il piccolo centro abitato di Oliosi a nord di Valeggio dove il 4º squadrone, che disponeva di soli quarantaquattro uomini, caricò l’avversario consentendo lo schieramento della fanteria di linea italiana, mentre nella stessa giornata e nella stessa località di Oliosi il 3º squadrone al comando del tenente Vittorio Asinari di Bernezzo consentì con il suo intervento ai superstiti del 44º Reggimento fanteria “Forlì” di mettere in salvo il vessillo del proprio reparto, mentre a Monzambano il comandante del reggimento, radunati il 1º e 2º squadrone alla difesa dei ponti sul Mincio. A riconoscimento della condotta del reggimento nelle diverse azioni della battaglia, lo stendardo del reggimento “Guide” venne decorato con la medaglia d’argento al valore militare.
Negli anni 1877-1878 il reggimento “Guide” contribuì alla formazione del I° Squadrone Cavalleria Africa e dello Squadrone Cacciatori a Cavallo che furono impiegati nelle operazioni in Eritrea. Dopo aver assunto le denominazioni nel 1871 di “19º Reggimento di Cavalleria (Guide)” e nel 1876 di “Reggimento di Cavalleria Guide (19°)”, inquadrato definitivamente nella specialità cavalleggeri, il 16 dicembre 1897, divenne “Reggimento Cavalleggeri Guide (19°)”. Il reggimento “Guide” prese parte alla guerra italo-turca, inviando sul finire del 1911 il 2º e il 4º squadrone e, dopo la conclusione formale delle ostilità con il trattato di Losanna del 18 ottobre 1912, i due squadroni proseguirono l’attività di contrasto alla guerriglia fino al gennaio dell’anno successivo.
Allo scoppio della prima guerra mondiale il Reggimento “Guide”, similmente agli altri reggimenti dell’arma pesantemente vincolati dalle caratteristiche di “guerra di posizione” che aveva assunto il conflitto e dalla conseguente rarefazione delle possibilità di impiego delle unità a cavallo, costituì due compagnie mitraglieri appiedate, la 737ª e la 738ª, che si distinsero sul Carso già nel 1915. Tutto il reggimento, appiedato, combatte l’anno successivo nel settore di Monfalcone e nell’offensiva del 14 giugno conquistò importanti posizioni, catturando 416 prigionieri, cinque mitragliatrici e ingenti materiale. Nell’ottobre 1917, a seguito degli eventi di Caporetto, il Reggimento “Guide” ha concorso alla protezione del ripiegamento della 3ª Armata nella zona di San Vito al Tagliamento, mentre le compagnie mitraglieri difesero strenuamente il ponte di Lucinico sull’Isonzo e il ponte della Delizia sul Tagliamento punti di obbligato attraversamento dei citati corsi d’acqua per la messa in salvo delle divisioni di fanteria. Sul finire del conflitto, analogamente agli altri reggimenti di cavalleria, il Reggimento “Guide” partecipò all’inseguimento dell’Esercito Austro-ungarico ormai in rotta. Dal 30 ottobre 1918 in poi, forzati in rapida successione i fiumi Piave e Livenza, il reggimento prese parte all’occupazione dell’abitato di Sacile, proseguendo su Cordenons e dopo avere attraversato il Tagliamento venne raggiunto e fermato dall’armistizio a Pozzuolo del Friuli, dove appena un anno prima si era compiuto il sacrificio dei reggimenti Genova Cavalleria e Novara nelle operazioni per contenere lo sfondamento nemico. per l’azione con cui venne occupata Sacile, lo Stendardo del reggimento venne decorato con una Medaglia di Bronzo al Valor Militare.
Nel 1920 il reggimento si stanzia a Padova, nello stesso anno, a seguito della riduzione dell’Arma di cavalleria imposta dalla smobilitazione dell’Esercito, il Reggimento incorporò due squadroni del disciolto reggimento “Cavalleggeri di Vicenza” ed assunse la denominazione di Reggimento cavalleggeri “Guide”. Ad esso furono affidati in temporanea custodia gli Stendardi dei disciolti reggimenti Lancieri di Milano (7°), Cavalleggeri di Lucca (16°), Cavalleggeri di Padova (21°) e del citato Cavalleggeri di Vicenza (24°).
Nel 1932 il reggimento trasferisce la sua sede a Parma installandosi nell’antica caserma della “Pilotta”.
Nel 1934 l’unità viene prescelta come la prima destinata a introdurre la meccanizzazione dell’arma al fine di restituirle efficacia tattica nella guerra moderna, affidando tale compito al 25º comandante del Reggimento, il colonnello Gervasio Bitossi.
Agli inizi del 1934 il Reggimento “Guide” incorporò dal Reggimento Carri Armati di Bologna, unità capostipite della Specialità Carristi costituita sperimentalmente a Codroipo nel 1929, il battaglione comandato dal tenente colonnello Valentino Babini equipaggiato di carri Carden Lloyd (CV 29).
Dopo un periodo di familiarizzazione con i CV29, ricevute le nuove macchine Ansaldo 33, il reggimento iniziò la sua trasformazione e assunse le funzioni di «Scuola carri veloci». Si costituirono il I Gruppo squadroni carri veloci “San Marco” (su 1º, 2º, 3º squadrone, il 5 gennaio 1934), il II Gruppo squadroni carri veloci “San Giusto” (4º, 5º, 6º squadrone, il 5 aprile 1934), il III Gruppo squadroni carri veloci “San Martino” (7º, 8º, 9º squadrone, il 25 giugno 1934), e il IV Gruppo squadroni a cavallo “San Giorgio” (su due squadroni, il 5 gennaio).
Raggiunta l’operatività nell’anno successivo i gruppi carri veloci equipaggiati con carri CV33 vennero ceduti alle Divisioni celeri del Battaglione carri veloci del Reggimento carri armati. Il Reggimento “Guide” continuò le sue funzioni scolastiche formando altri sei squadroni carri veloci per i gruppi di cavalleria non inquadrati nelle divisioni. Tali squadroni andarono a costituire il IV Gruppo squadroni carri veloci “Duca degli Abruzzi” e il V Gruppo squadroni carri veloci “Baldissera” (ormatosi il 14 marzo 1934 in seno al Reggimento carri armati di Bologna. Il II Gruppo carri veloci “San Giusto” venne assegnato alla 1ª Divisione celere “Eugenio di Savoia”, il I Gruppo carri veloci “San Marco” alla 2ª Divisione celere “Emanuele Filiberto Testa di Ferro” e il III Gruppo carri veloci “San Martino” alla 3ª Divisione celere “Principe Amedeo Duca d’Aosta”.
Oltre ai reparti già menzionati, il Reggimento “Cavalleggeri Guide” provvide a costituire dieci squadroni Carri Veloci, uno per ciascun reggimento di cavalleria (“Nizza”, “Aosta”, “Alessandria”, “Piemonte Reale”, “Vittorio Emanuele II”, “Savoia”, “Novara”, “Firenze”, “Saluzzo” e “Guide”); tali squadroni furono tutti soppressi già nell’ottobre 1938. Nel 1939 venne previsto di riunire i gruppi delle altrettante Divisioni celeri nel 1º Reggimento “cavalleria carrista” (unità di nuova formazione) che però non fu mai costituito e dunque abolito nel corso del 1940; il termine “cavalleria carrista” non ricomparve mai più negli ordinamenti dell’Esercito Italiano.
Nel 1935, per rendere possibile lo svolgimento di un referendum imparziale nella Saar, regione contesa tra Francia e Germania, venne stabilita la formazione di un corpo di spedizione internazionale (Saarforce). Esso era composto da 3 300 uomini (1 500 inglesi, 1 300 italiani, 250 svedesi, 250 olandesi), posti al comando di un generale britannico. Nel contingente italiano, al comando del generale di brigata Sebastiano Visconti Prasca, era incluso anche uno Squadrone carri veloci (CV 33) del 19º Reggimento Cavalleria Guide equipaggiato con i carri veloci Ansaldo 33 appena ricevuti in consegna (il loro debutto sulla scena internazionale aveva chiari scopi promozionali sia per la vendita dei mezzi, sia per mostrare al mondo la nuova cavalleria italiana); gli altri reparti italiani inclusi nella Saarforce erano un Reggimento Granatieri su due Battaglioni e un Battaglione di formazione dell’Arma dei Carabinieri.
Il lavoro di ammodernamento intrapreso nel 1933 dal colonnello Bitossi non trovò continuatori tra i suoi colleghi di cavalleria dopo che lui ebbe lasciato il comando del reggimento nel 1935 e già nel 1938 i reggimenti di cavalleria erano tornati interamente a cavallo.
Lo scoppio della seconda guerra mondiale vedeva in linea generale le forze armate italiane notevolmente distanziate sul piano tecnologico rispetto agli eserciti alleati. In particolare l’arma di cavalleria entrò in guerra con le proprie unità ancora “a cavallo”, cioè con armamento, addestramento, ordinamento e capacità complessive del tutto inadeguate rispetto alle esigenze della guerra meccanizzata. Con l’esclusione di alcuni reparti corazzati che vennero costituiti nei primi anni di guerra e impiegati autonomamente distaccati dai reggimenti cui solo nominalmente appartenevano, il grosso della cavalleria preferì conservare le proprie caratteristiche tradizionali benché del tutto obsolete. La riconversione di un paio di reggimenti di cavalleria in unità corazzate avvenne con eccessivo ritardo e non poterono risultare impiegabili se non agli inizi del 1943.
Nel corso del conflitto il reggimento “Guide” venne inviato in Albania, alle dipendenze del Comando Superiore Truppe Albania, inserito nel Raggruppamento Unità Celeri e il 28 ottobre 1940 entrò a far parte del corpo d’armata della Ciamuria, successivamente rinominato XXV Corpo d’armata, partecipando alla campagna sul fronte greco albanese; tra l’ottobre e il dicembre 1940 i numerosi episodi di valore, individuali e di reparto, fecero guadagnare alla bandiera del reggimento una seconda medaglia di bronzo al valor militare.
Il 30 novembre 1940 venne costituito in Puglia il XIV Gruppo appiedato Cavalleggeri Guide al comando del maggiore Vincenzo Del Re, con compiti di difesa costiera.
Nel corso del 1941 il reggimento viene trasferito nelle regioni settentrionali dell’Albania per impedire che lo schieramento italiano fosse aggirato da est. Nei combattimenti del 12 e 13 aprile caddero in combattimento la guida Giuseppe Felice alla cui memoria viene attribuita la medaglia d’oro al valor militare e altre tre guide, decorate di medaglia d’argento al valor militare.
Nel corso del 1942 e del 1943 il reggimento continuò ad operare nella stessa area con compiti prevalentemente in operazioni di controguerriglia. Il 5 agosto 1943 il Reggimento “Cavalleggeri Guide” mosse da Tirana per liberare un gruppo dei “Lancieri di Firenze” accerchiato dai ribelli. Nell’azione di un plotone in avanguardia caddero il sottotenente Giovanni Bonetto e tenente Eudo Giulioli, comandante della unità mitraglieri di rinforzo, che era subentrato alla morte del sottotenente Bonetto al comando del plotone; i due ufficiali sarebbero stati poi decorati di medaglia d’oro al valor militare alla memoria.
L’8 settembre 1943 il II Gruppo Squadroni al comando del maggiore Mario Acquaviva con due plotoni mitraglieri si trovava a Tirana, dove in quella stessa serata venne raggiunto dal I Gruppo Squadroni con due plotoni mitraglieri, aliquote del comando, agli ordini del capitano Pier Luigi de Notter, che aveva operato, con battaglioni della Divisione “Brennero”. Alla notizia della proclamazione dell’armistizio tra l’Italia e gli alleati il reggimento venne sciolto, il I Gruppo fu fatto rientrare e solo pochi elementi riuscirono a raggiungere le formazioni partigiane partecipando alla guerra in Grecia, alle dipendenze dello Stato maggiore del British Army al Cairo, mentre sul suolo italiano un’aliquota del deposito reggimentale a Parma, rifiutando la resa, operò contro le truppe tedesche. Il 27 giugno 1944 il 1º Squadrone del “Raggruppamento Guide” combatté, inquadrato nella Divisione paracadutisti “Nembo”, nel Corpo Italiano di Liberazione, sino al maggio 1945, mentre il XIV gruppo appiedato si unì agli anglo-americani, partecipando come reparto salmerie a tutte le principali azioni dei mesi successivi della campagna d’Italia, prendendo parte alle operazioni di Monte Lungo, sul Garigliano, a Cassino, assumendo nel marzo 1944 la denominazione di 14º Reparto salmerie da combattimento nel settore adriatico e partecipando infine, con l’8ª Armata, alle operazioni sulla linea gotica entrando tra i primi reparti a Bologna il 3 maggio 1945.
Il 1º aprile 1949 il Reggimento venne ricostituito a Tor di Quinto a Roma, presso la Scuola di Cavalleria Blindata, alle dipendenze della Brigata “Ariete”. Nel 1953 fu trasferito a Casarsa della Delizia e ridenominato in Gruppo Squadroni “Cavalleggeri Guide”. Nel 1958 il reparto assunse la denominazione di Gruppo Squadroni “Cavalleggeri Guide” (19°) e successivamente XIX Gruppo Squadroni Esplorante “Cavalleggeri Guide” e infine dal 1975 assunse il nome di 19º Gruppo Squadroni Esplorante “Cavalleggeri Guide”. Il reparto prese parte alle operazioni di soccorso alle popolazioni colpite dal disastro del Vajont del 1963 guadagnando allo stendardo la Medaglia d’argento al valor civile e alle operazioni di soccorso alle popolazioni del Friuli colpite dal sisma del 1976 guadagnando allo stendardo la Medaglia d’argento al valore dell’esercito. Con la ristrutturazione dell’Esercito Italiano del 1986 che aboliva il livello divisionale il reparto passò alle dipendenze della 32ª Brigata corazzata “Mameli”.
Con lo scioglimento della 32ª Brigata corazzata “Mameli”, il 1º aprile 1991 il 19º Gruppo Squadroni Esplorante “Cavalleggeri Guide” venne trasferito dalla Caserma “Trieste” di Casarsa della Delizia a Salerno, nella Caserma “D’Avossa”, dove il 5 agosto dello stesso anno venne elevato al rango di reggimento assumendo la denominazione di 19º Reggimento “Cavalleggeri Guide” alle dipendenze della 8ª Brigata bersaglieri “Garibaldi”. Il 2 agosto 1992 il reggimento riprese la denominazione di Reggimento “Cavalleggeri Guide” (19°) e, nel corso dello stesso anno, venne trasformato da reggimento di leva a reggimento su base volontaria alla dipendenza dell’8ª brigata Garibaldi, diventando uno dei primi reparti italiani dell’Esercito ad essere costituito da volontari.
Il 26 luglio del 1992 i cavalleggeri parteciparono con 270 uomini all’Operazione Vespri Siciliani, decretata a seguito degli attentati contro i giudici Falcone e Borsellino e delle loro relative scorte, volta a fronteggiare la criminalità organizzata presente sull’isola. Alle Guide furono assegnati, tra i vari compiti, quello della vigilanza nella città di Palermo del Tribunale, della Procura della Repubblica, del carcere Ucciardone e delle residenze di magistrati componenti il famoso pool antimafia. L’impiego terminò il 30 novembre. A dicembre iniziarono a partire le prime Guide per la Somalia, nell’ambito dell’operazione multinazionale Restore Hope, che le vide impegnate con quattro plotoni autoblindo, due pesanti (Centauro) e due leggeri (Fiat 6616), fino al giugno del 1993. Un ulteriore turno nella missione fu dal gennaio al marzo del 1995.
Nel frattempo nel 1994/1995 il reggimento contribuì alla vigilanza del Tribunale, della Procura e della Pretura di Napoli nell’ambito dell’Operazione Partenope, in concorso con le forze di polizia per contrastare la criminalità organizzata nel capoluogo campano. A dicembre, a seguito dell’Accordo di Dayton (21 novembre 1995), le Guide furono inviate in Bosnia nell’ambito della forza internazionale IFOR della Nato composta da circa 60 000 militari, rimanendo nei Balcani fino al 2003 e partecipando a tutte le operazioni almeno con uno Squadrone: “Alba” nel 1997 in Albania, “Extraction Force” in Macedonia 1998 e 1999, “Joint Guardian” in Kossovo tra il 1999 e il 2003.
A seguito degli avvenimenti dell’11 settembre 2001, furono allestite l’operazione Domino in Italia e la forza di assistenza internazionale “ISAF” in Afghanistan, con l’invio di reparti delle Guide a Kabul. Dal 2003 le Guide parteciparono in Iraq all’operazione “Antica Babilonia“, alternando il 1º e il 2º squadrone fino al termine dell’operazione nel 2006.
Sul territorio italiano, a partire del 2008 il reggimento, a seguito dell’emergenza rifiuti nella città di Napoli, prese parte all’ operazioni “Strade Pulite” e dal 2009 all’operazione Strade Sicure. Ad oggi, in quest’ultima operazione, il reggimento partecipa fornendo, praticamente senza soluzione di continuità, staff e unità operative al Raggruppamento “Campania”, posto al comando dell’operazione. Sempre nell’ambito di “Strade Sicure“, nel 2014 alle Guide fu assegnato anche il comando per l’operazione “Terra dei fuochi“, in circa 80 comuni situati tra le province di Napoli e Caserta. L’ultimo semestre al comando del raggruppamento “Campania” è stato giugno-dicembre 2021.
L’intero reggimento è stato inoltre impegnato nell’operazione “Leonte“, nel Libano del sud, alla guida della Task Force “Italbatt” in turni semestrali nel 2008, nel 2010, nel 2014/15 e nel 2018/2019; Nel 2020 ha fornito il Gruppo Squadroni alla Task Force. Nel 2016 inoltre il reggimento ha fornito uno squadrone come SMR (riserva di settore) per la JTF-Lebanon e un team addestrativo nell’operazione “EUMT” in Mali. Nel 2012 ha partecipato all’operazione International Security Assistance Force (ISAF) in Afghanistan al comando della Task Force “South” del Regional Command West di Herat, prima e unica unità di cavalleria ad essere impiegata come task force di manovra nell’operazione.
Nel 2021 e nel 2022 ha partecipato più volte con unità a livello plotone all’operazione “Baltic Guardian” in Lettonia e dal 2022 anche nell’ Operazione “ENHANCED VIGILANCE ACTIVITY (eVA)” in Bulgaria.