
DESCRIZIONE UNIFORME
Sul finire del XVII secolo correvano brutti tempi per il Piemonte: il Duca Vittorio Amedeo II aveva osato ribellarsi alle eccessive e continue imposizioni di Luigi XIV, che lo considerava suo vassallo. Contro di lui il Re di Francia invio allora in Italia un esercito, al comando del maresciallo Catinat.
II conte Antonio Bonifacio Solaro di Macello, gentiluomo di corte, desideroso di rendersi utile al suo Duca nel pericolo, presento, secondo l’uso del tempo, un memoriale a domande e risposte perché gli fosse concesso di poter «levare», ossia costituire, un Reggimento di Dragoni Vittorio Amedeo II, annotando le varie richieste, dette il suo assenso. In calce al documento e apposta la data del 4 luglio 1690. II Reggimento ebbe nome «Dragons de Piernont” e fu chiamato anche «Dragoni di Masel», dal casato del fondatore; molto noto a anche il soprannome di «Dragons Jaunes» dal colore distintivo dei giustacorpi, per quanto non se ne trovi menzione nei documenti ufficiali. Fin dall’inizio, ebbe come stemma quello della citta di Susa, che conservò fino al 1920. L’originale dell’atto di capitolazione è fortunatamente giunto fino a noi ed attualmente e custodito presso l’Archivio di Stato di Torino; e per nulla togliere alla gustosa prosa seicentesca, riportiamo integralmente quanto si riferisce all’uniforme dei dragoni, al loro equipaggiamento ed alla bardatura:
<<un chiable (sciabola), un giustacorpo caduno di panno gialdo con le mostre di panno negro, un mantello di panno rosso, calze di cordiliato e calzetti simili di mezza rattina, a disposizione del Coll° (Colonello) d° (detto) giustacorpo guarnito di Bottoni di Cuivre,Capello bordato anche il bonetto a disposizione del Coll. Scarpe, bottine alla Dragona guarnite con Sproni, e tutto ii necessario, un para guanti, Cravatta, Centurone di Buffalo bordato di Corame a disposizione comes.a (come sovra) con le Cartoccie e porta fucile di larghezza cinque dita anche di Buffalo, Poire di capacità da mezza livra in una.
Per il Cavallo una sela con Oussa di groppa ben condizionata à disposizione come sovra;
brida, testiera, forgie, et altri arnesi usati da Dragoni>>
L’interessante documento termina prescrivendo, che <<Il Coll.o…compirà quanto s(quanto sovra) frà mesi tre prossimi, e più presto se si potrà tutti ben aggiustati, coperti et arnescati, e montati sopra Cavalli di pome quatordeci circa ben quadrate da anni, in senza difetti>>.
Ma già alla fine di luglio, nella città di Asti scelta come luogo di riunione (rendez-vous), il Reggimento si presentava alla prima ispezione forte di 294 componenti al comando dello stesso conte Solaro di Macello.
Come si rileva dal documento, la descrizione è molto sommaria e, non essendo accompagnata da alcun figurino o schizzo, non è sufficiente a darci un’idea concreta di come fosse, con esattezza, l’uniforme.
CAPPELLO
Nella seconda metà del 600, era di feltro nero a larghe falde,con copula tronco conica,senza sottogola. le falde, rialzate dapprima in più punti in modo ineguale,dettero progressivamnete luogo ad un tricorno a punte molto arrotondate,sempre con copula schiacciata,che fu quello distribuito ai dragoni.
L’orlo era ornato di un gallone, di cui il colonello comandante ebbe la facoltà di scegliere il colore; secondo il Brancaccio, il cappello fu bordato di argento non solo per i dragoni di Piemonte ma per tutta la cavalleria. In proposito, qualora tale notizia non sia stata desunta da documneti sfuggiti alle nostre ricerche, ci sia lecito nutrire qualche dubbio:infatti il colore di tale gallone concordava generalmente con quello dei bottoni; e poichè quelli dei Dragoni di Piemonte erano di cuivre e quindi gialli, si ha motivo di ritenere che il bordo fosse d’oro anzichè d’argento. A favore di questa tesi sarebbe anche la descrizione delle uniformi negli ultimi anni di regno di Vittorio Amedeo II, riportate in un manoscritto della Blibioteca Reale di Torino, cui il Brancaccio accenna nell’introduzione alla sua opera L’ESERCITO DEL VECCHIO PIEMONTE, attribuendogli la data del 1746.
La cupola prese poi, un pò per volta la forma di calotta sferica,come l’odierno cappello dei Carabinieri, e fù rinforzata internamente da una crociera di metallo a protezione del capo.
Non c’era ancora la coccarda; ma e probabile che, o per fermare un lembo rialzato del cappello o per motivi decorativi, sul bordo gallonato marginalmente ondulato anzichè lineare,ed era anche ornato di piume di cigno o di struzzo.
BONETTO
Era un berrettone di panno,di forma conica,con la punta ricadente su un lato e con un risvolto intorno alla base,in corrispondenza della fronte. Del colore non si trova menzione , essendo la scelta di esso “a disposizione del colonello”;tuttavia è possibile che fosse tutto di un colore o con il risvolto colorato diversamente.
Mentre il cappello forse era riservato alla libera uscita, alle riviste e alle parate, si faceva uso più frequente, soprattutto nell’impegno, dovendo i dragoni combattere spesso appiedati: in tal caso, infatti, essi non potevano più, come a cavallo, sospendere alla rangona il fucile di cui erano armati,che essendo abbastanza lungo avrebbe strisciato a terra, ma dovevano metterselo ad armacollo.
Gli ufficiali dei dragoni avevano il bonetto:ma talvolta,nelle incisioni li vediamo rappresentati con il tricorno, anche quando la truppa usa l’altro copricapo.
GIUSTACORPO
Era una specie di giubba lunga sin quasi al ginocchio, o tre quarti, di colore giallo, che modellava il tronco fino alla vita, da cui ricadeva un pò scampanato, a forme di gonnellino; era confezionato con panno di buona qualità. Le maniche terminavano poco oltre la metà dell’avambraccio con grossi paramani di panno nero, rovesciabili, che normalmente erano rialzati e fermati da più bottoni (almeno tre).
Al polso arrivava la camicia bianca che, per gli ufficiali, aveva un orlo ricamato. Una lunga fila di bottoni (dalle illustrazioni contemporanee si deduce che il loro numero variasse da 16 a 20) era posta centralmente sul davanti.
Tutti i bottoni erano di cuivre e cioè rame, termine però, che come si è detto prima, poteva significare ottone. Il giusta corpo veniva portato abbottonato sino alla vita, e non oltre, ad evitatare impedimento al cavalcare. Per lo stesso motivo la cucitura longitudinale posteriore, che partiva dal colla, terminava alla vita, donde proseguiva con una spaccatura. Il colletto non esisteva o,secondo Lienhart e R.Humbert, non era alto più di un pollice, due grandi tasche senza patta e con più bottoni di chiusura (almeno tre), erano applicate perchè nelle varie illustrazioni appaiano rigonfie. In corrispondenza delle varie cuciture, il giustacorpo degli ufficiali aveva applicazioni di gallone ricamato o ricami,tanto più ricchi tanto più elevato era il loro rango.
In conclusione possiamo dire che il giustacorpo dei Dragoni di Piemonte fosse di panno giallo, con tasche senza aletta a tre bottoni. Abbotonatura centrale con una fila di venti bottoni.Ampi paramani di panno nero, con tre bottoni.Fodera di colore non precisato.
VESTE
Non è elencata tra i capi di corredo nell’atto di capitalizzazione. Non risulta che fosse in distribuzione con la prima uniforme, nè ai Dragoni di Piemonte nè alle truppe a cavallo.
CRAVATTA
Consisteva in un pezzo di tela bianca che, dopo un doppio giro la collo, veniva generalmente annodato sul davanti e ricadeva con i due lembi sul petto, al di fuori del giusta corpo. Per gli ufficiali era di tessuto più fine,sicuramente di seta o di batista, con lembi ricamati.
CAMICIA
Bianca, di tela,per la truppa;di tessuto più fine per gli ufficiali.Le maniche, di normale ampiezza, erano più strette al polso, ove venivano abbottonate o allacciate; per gli ufficilai terminavano con un volant (gala) a ricami.
GUANTI
Alla moscheittera,di pelle, color cuoio naturale, con spacco ( o apertura mantice) laterale verso l’esterno.Si usavano sempre a cavallo.
CALZE (calzoni)
Cosi’ venivano chimati i calzoni sotto il ginocchio.Non erano eccessivamente ampi per il formarsi di pieghe, fastidiose per chi va a cavallo;nè, d’altra parte, erano troppo aderenti perchè avrebbero ostacolato la libertà di movimento alla gamba, in sella.Per poterli indossare con falicità dal ginocchio in giù avevano uno spacco laterale esterno per ogni gamba,che veniva chiusa solitamente con più bottoni. Gli ufficiali avevano un gallone apllicato lungo le cuciture laterali esterne. Il colore non è precisato, essendone stata riservata la scelta al colonello, ma si presume che fosse rosso.
CALZETTE
Erano calze alte di mezza rattina, che è un tipo di lana grossolana. Erano forze di colore bianco e sopravanzavano di poco l’orlo superiore delle bottine.
BOTTINE
I Dragoni dovevano operare a cavallo e a piedi.Perciò gli stivaloni con ampie ginocchiere, proprio della cavalleria,sarebbero stato solo di impaccio.D’altro canto,a cavallo, bisognava per proteggere le gambe con calzature più efficaci dalle altre ghette usate dai fanti.
Ecco quindi le “bottine” che sono una via dimezzo tra gli stivali e le ghette e cioè altri gambali di cuoio, tinti di nero, più aderenti degli stivali alle gambe, che si allargavano formando piccole ginocchiere.Le bottine erano aperte lateralmente lungo il lato esterno, ed avevano numerose fibie di ottone, per la chiusura inferiore ricopivano parte della scarpa.
SCARPE
Del tipo in distribuzione alla fanteria;di cuoio,basse a punta quadra,con tacco alto,ma non quanto quella dei cavalli.Particolarità curiosa;entrambe le scarpe erano uguali e potevano essere indifferentemente a sinistra ed a destra, almeno quando erano nuovo,poichè con l’uso si deformavano adattandosi al piede. Infatti solo dai tempi di Luigi XV si cominciò a sagomarle per ogni piede.
MANTELLO
Mantello francese dell’epoca, al quale sicuramente era simile quello in distribuzione alle truppe di cavalleria del Duca di Savoia e, di conseguenza,ai Dragoni di Piemonte. All’interno era foderato, ma limitamente alla parte anteriore.
DISTINTIVI DI GRADO
Ancora non erano state emanate,o non sono giunte fino a noi,disposizioni su galloni e distintivi per vari gradi.
E’ noto, però, che gli ufficilai vestissero in modo più elegante e facessero confezioni i loro abiti con tessuti di migliore qualità.
Il “fuori ordinanza” in quei tempi, doveva costruire la regola,anzichè un’eccezzione il giusto barocco per la sovrabbondanza ornamentale faceva distinguere il grado militare o il rango di nobiltà a mezzo di ricami ricchi ed appariscenti.
STORIA DEL REGGIMENTO
Nizza Cavalleria nasce dall’antico Reggimento Dragoni di Piemonte, detto anche “Dragons Jaunes”, formato dal conte Bonifacio Antonio Solaro di Macello, il 4 luglio 1690 per offrirlo al duca di Savoia, Vittorio Amedeo II.
Con la denominazione di Dragone si volle indicare un corpo di Cavalleria, che usasse il cavallo quale mezzo di trasporto, per sostenere poi il combattimento anche a piedi. La denominazione “Dragons Jaunes” trae origine dal colore giallo dell’uniforme, sostituito, dopo breve tempo dal rosso, indossato per quasi tutto il XVIII secolo. Il suo motto “Nicaea Fidelis”, alterazione di quello della città di Nizza, “Nicaea Civitas”, il Reggimento lo meritò per la fedeltà assoluta al sovrano.
Appena costituito, è impegnato nella guerra contro la Francia distinguendosi ad Avigliana e a Marsaglia e nel 1706 partecipa alla liberazione della città di Torino. Nel 1713 i Dragoni di Piemonte sono in Sicilia dove combattono a Caltanissetta, Milazzo e Augusta, finché ai Savoia non verrà attribuita la Sardegna in cambio della Sicilia, con il conseguente rientro del Reggimento a Nizza nel 1719.
Nella Prima Guerra d’Indipendenza del 1848-49, si distingue incredibilmente meritando tre Medaglie di Bronzo al valor Militare a Goito, Mortara e Novara. Successivamente, nonostante l’amarezza dell’appiedamento, il Reggimento si fa onore meritando a Monfalcone la sua quarta Medaglia dì Bronzo al Valor Militare nel ciclo operativo maggio-giugno 1916 della Grande Guerra. Questo combattimento presso le officine dell’Adria-Monfalcone, svoltosi il 16 maggio 1916, diventerà la ricorrenza per la festa del Reggimento.
La Seconda Guerra Mondiale vede il Reggimento operare in diversi fronti: nel ‘40 sul piccolo Moncenisio nel fronte occidentale, nel ‘41 in assetto montato con la Prima Divisione “Celere” sul fronte italo-jugoslavo, nel ‘43, ancora a cavallo inquadrato nella Seconda Divisione “Celere”, è inviato in Francia, mentre il III gruppo del Reggimento è destinato in Africa settentrionale con la Divisione “Ariete” dove continua a combattere, anche dopo il ripiegamento di El Alameìn. L’8 settembre 1943 coglie il reggimento a cavallo in rientro dalla Francia; gli uomini sono fatti prigionieri dai tedeschi, ma lo Stendardo viene posto in salvo dal Col. Branca che nei giorni successivi riuscì a sconfinare in Svizzera portando con sè il prezioso drappo e la freccia dello Stendardo.
Al termine del periodo bellico, il colonnello, rientrato in Italia, consegnò lo Stendardo, da lui salvato, alla Principessa di Piemonte, Maria Josè, che divenne in seguito Regina d’Italia. Dopo una breve parentesi a Cava dei Tirreni (SA), come squadrone esplorante, Nizza Cavalleria dal 1946 viene definitivamente assegnato alla sede di Pinerolo come gruppo esplorante.
Seguono altre vicissitudini ordinativi, ma il 20 maggio 1965 torna, finalmente, ad essere depositario dello Stendardo e dal 1991 ritorna al rango di Reggimento. Agli inizi degli anni 2000 il Reggimento, passato alle dipendenze della Brigata Alpina “Taurinense”, viene anemizzato con la chiusura progressiva del Gruppo Squadroni e di 3 Squadroni Esploranti.
Nel 2007 si inizia a parlare di un scioglimento del Reggimento, causa la riduzione delle spese militari, ma già nel corso del 2008, l’ipotesi viene cancellata, dando nuovo impulso alle attività del Reparto. A seguito di riorganizzazioni interne, nel 2008 lo Squadrone Ricognizione, unica pedina operativa rimasta in vita, si riconfigura in 1° Squadrone Esplorante “Mortara” al quale si affianca il 7 settembre 2009 il 2º Squadrone Esplorante “Monfalcone”.
Nel Maggio del 2011 il 1° Squadrone partecipa, piazza di Milano, all’Operazione “Strade Sicure”. Nel Novembre del 2011 viene ricostituito il 3º Squadrone Esplorante “Novara” e il 1° Gruppo Squadroni. Nel 2012 al reggimento viene affidato il Comando della Piazza di Torino nell’ambito dell’Operazione “Strade Sicure”. Nello stesso anno da maggio a novembre, il 2° Squadrone Esplorante “Monfalcone” partecipa all’Operazione “Leonte XII” in Libano, andando a costituire la Sector Mobile Reserve della Joint Task Force Lebanon a guida italiana.
Dal 1° luglio 2013 si trasferisce dalla sua sede storica in Pinerolo (TO) per insediarsi presso Bellinzago Novarese ( NO ).